Terapia riabilitativa per mezzo del cavallo & Pet Therapy

Si può considerare la T.R.C. una vera e propria metodica riabilitativa assimilabile da un lato alle tecniche di facilitazione neuromotoria e dall’altro alle tecniche di psicomotricità, poiché presenta tutti i vantaggi di una rieducazione globale sia dal punto di vista motorio sia dal punto di vista della realizzazione del vissuto corporeo sia dal punto di vista affettivo relazionale.

Oggi attraverso l’utilizzo del cavallo come mezzo terapeutico si riesce a convogliare stimoli di tipo senso-motorio, spazio-temporale, socio-relazionale, psico-affettivo attraverso un processo globale di capacità operatorie.

Esso riesce a convogliare e raccordare i vari momenti terapeutici in condizioni di un completo esercizio, ricco di tutte le componenti necessarie ad un trattamento riabilitativo.

La Riabilitazione Equestre o Ippoterapia è indicata nei seguenti settori:

Campo della disabilità da lesioni Neuromotorie

Sindromi da lesioni cerebrali: traumi encefalici, postumi da processi infiammatori del S.N.C. che producono:

deficit di produzione di movimento (paresi o paralisi);

disturbi della coordinazione e della regolazione del tono muscolare: spasticità, distonie;

sindromi da deficit neuromotorio per lesioni del midollo spinale: lesioni nervose periferiche.

Campo dei disturbi dell’età evolutiva e dei disturbi comportamentali

Sindromi cosiddette di ritardo maturativo dello sviluppo psicomotorio, spesso associato a deficit attentivi e ad instabilità psicomotoria     Disturbi comportamentali in senso lato , forme psichiatriche di psicosi infantili e stati borderline.

Patologie ortopediche (dismorfismi scheletrici, ecc.).

Obiettivi che si vogliono raggiungere con la riabilitazione equestre.

Nelle lesioni del sistema nervoso centrale gli scopi che si vogliono raggiungere con la R.E. sono in ordine logico ed ideale di attuazione i seguenti:

  • regolazione del tono muscolare con rilasciamento dello stato di contrattura abnorme, rinforzo nelle riduzioni di tono, maggiore fluidità negli adattamenti del tono;
  • raggiungimento di posture utili, sia rompendo schemi patologici, sia utilizzandoli attraverso meccanismi di raddrizzamento e di allineamento;
  • realizzazione di automatismi di controllo posturale e del movimento passando prima attraverso una presa di coscienza del proprio corpo nella postura e nel movimento;
  • miglioramento della integrazione delle percezioni propriocettive e tattili;
  • facilitazione della strutturazione dei rapporti spaziali e della sequenzialità temporale delle azioni;
  • correzione dei dismorfismi scheletrici.

Nelle lesioni periferiche nervose e del midollo spinale si mira a:

  • rinforzare il trofismo e il tono muscolare;
  • migliorare l’esecuzione del movimento e la coordinazione;
  • stabilizzare le posizioni;
  • arrivare ad una corretta integrazione dello schema corporeo attraverso una migliore elaborazione delle afferenze propriocettive e tattili.

Le sindromi di ritardo maturativo e i disturbi comportamentali sono quadri clinici nei quali si ritrovano, variamente associati o compenetrati, un gruppo di sintomi che hanno ripercussioni importanti sulle capacità del soggetto di registrare ed elaborare le proprie esperienze, e quindi di entrare in comunicazione con la realtà in modo valido e stabilire rapporti interpersonali.

Tali sintomi vanno dalla disorganizzazione dei concetti di spazio e di tempo alla incapacità ad usare l’attenzione o di concentrarsi, da disturbi del linguaggio (i più vari) a comportamenti coatti, dalla mancata strutturazione dello schema corporeo a manifestazioni ansiose ecc. Con la R.E. si forniscono delle vere e proprie situazioni terapeutiche sul piano psicologico e mentale.

Il controllo del ritmo corporeo attraverso le modulazioni che gli impone il cavallo facilita la evocazione e la fissazione dell’immagine del corpo e del suo schema. Il rilassamento che il ritmo procura permette una progressiva presa di coscienza e padronanza del corpo nelle sue varie parti e quindi il loro uso in sequenze logiche di movimento finalizzate ad azioni via via più complesse.

Come già ampiamente detto, il movimento nel maneggio, in uno spazio quindi relativamente esteso, con dei riferimenti spaziali precisi, con delle direzioni e velocità di spostamento, mette in moto tutta una serie di adattamenti visivi, uditivi, propriocettivi, di controllo e di collocazione del proprio corpo, che aiutano a costruire lo spazio esterno.

Non ultimo, il cavallo “strumento vivente” con la sua presenza, il suo calore, odore, la sua docilità non passiva apre dei canali di comunicazione che ancora non conosciamo, che si manifestano in modificazioni anche a livello della comunicazione verbale (come indicano studi in corso di svolgimento). La R.E. può essere considerata come momento riabilitativo associato ad altre terapie per completarle o potenziarle, o come intervento unico.

Questa scelta dipende da tutta una serie di fattori strettamente collegati a quella particolare persona in quel particolare momento del suo iter riabilitativo. In linea generale si può dire che risulta molto utile associata ad altre tecniche fisioterapiche o psico- motorie nei bambini durante la fase del massimo recupero, mentre può essere il trattamento di scelta nella terapia di mantenimento nei pazienti più adulti per il consolidamento e il miglioramento delle acquisizioni raggiunte.

NOTE INFORMATIVE SULLA PET THERAPY

L’intuizione che gli animali da compagnia potevano costituire un valido supporto terapeutico risale a tempi molto lontani. Infatti, durante il processo di addomesticamento iniziato 12000 anni fa, si è instaurata, tra l’uomo e l’animale, una forte intesa affettiva ed emotiva. Agli animali, nelle antiche culture, venivano attribuiti poteri soprannaturali e taumaturgici.

Secondo la Delta Society (organizzazione internazionale che favorisce l’impiego degli animali per il miglioramento dello stato di salute, l’indipendenza e la qualità della vita dell’uomo), solo gli animali domestici possono essere inseriti in programmi di attività e terapie assistite dagli animali, escludendo quindi tutti gli animali selvatici o inselvatichiti, gli animali esotici ed i cuccioli.

Gli animali che vengono abitualmente coinvolti nella pet-therapy sono cani, gatti, criceti, conigli, asini, capre, mucche, cavalli, uccelli, pesci, delfini.
L’animale co-terapeuta agisce come soggetto attivo e tra lui e la persona trattata avviene uno scambio reciproco fatto di emozioni e di stimoli che provocano cambiamenti ed effetti positivi in entrambi.
Con persone disturbate gli animali trovano un canale preferenziale, una sorta di accesso più facile per entrare in contatto, riuscendo a volte a sbloccare condizioni patologiche cronicizzate negli anni.

L’animale costituisce uno stimolo nuovo alla curiosità rendendo possibile il contatto e una comunicazione non convenzionale.
L’intuizione del valore terapeutico degli animali, che risale all’antichità e nel corso dei secoli ha assunto sempre più importanza, trova oggi una strutturazione metodologica e impieghi mirati a specifiche patologie.
Per indicare questo tipo di approccio da parte della medicina e della ricerca di base si parla in modo diffuso di pet-therapy: un neologismo di origine anglosassone coniato dallo psichiatra infantile Boris Levinson negli anni ’50-’60.

OBIETTIVI

a. Cognitivi ( miglioramento di alcune capacità mentali, memoria, pensiero induttivo)
b. Comportamentali (controllo dell’iperattività, rilassamento corporeo, acquisizioni di regole)
c. Psicosociali (miglioramento delle capacità relazionali e di interazione)
d. Psicologici in tempo stretto (trattamento della fobia animale e miglioramento dell’autostima)